Il Museo Civico di Feltre è ospitato all’interno di Palazzo Villabruna, “l’esempio più raffinato dell’edilizia cinquecentesca urbana feltrina” (A. Bona, t. Conte, Feltre, Architetture della città storica).
Edificato forse nel Quattrocento con funzione di palazzo – fondaco e poi pesantemente danneggiato durante la guerra cambraica, venne ricostruito con linguaggio rinascimentale. Acquisito subito dopo la prima guerra mondiale dal Comune di Feltre, venne destinato a sede del Museo Civico cittadino e per questo – negli anni Venti del Novecento – restaurato sotto la guida dell’architetto Alberto Alpago Novello.
Al termine dell’intervento, negli ambienti rinnovati trovarono spazio collezioni pittoriche, arredi, ceramiche e suppellettili dei secoli XV-XIX. Si segnala in particolare la preziosa pinacoteca che annovera opere di Gentile Bellini, Vittore Belliniano, Giambattista Cima da Conegliano, Jacopo Palma il Giovane, Pietro Liberi, Gregorio Lazzarini e Pietro della Vecchia. Sono degne di nota la raccolta di sculture lignee, da quelle policrome dei secoli XVI-XVIII al modello di fontana di Valentino Panciera Besarel (1863).
Il piano terra del Palazzo, seminterrato e scavato nella roccia su cui poggia l’edificio, accoglie in una rara struttura a fondaco con botteghe, il Museo Archeologico
La nuovissima sezione archeologica del Museo civico è il cuore del percorso che, dall’area ipogea del Duomo al Belvedere, racconta il periodo romano della Città. Un itinerario da assaporare percorrendo a piedi il centro cittadino e che trova tra le mura antiche di Palazzo Villabruna uno snodo centrale per comprendere cosa fu l’antica Feltria, sia sotto il profi lo architettonico ed artistico che nell’ambito geo-politico, amministrativo e religioso. Un racconto articolato che prende vita grazie a un importante apparato multimediale e a tecnologie concepite per offrire all’ospite un’esperienza di visita immersiva ed emozionale. Nell’atrio sei capitelli ionico-italici del I secolo a.C. rinvenuti in via Cornarotta, affiancati da uno corinzianeggiante del I sec. d.C. emerso durante i lavori di sistemazione di Piazza Duomo, offrono un eloquente saggio dell’edilizia pubblica feltrina nell’antichità.
La prima sala è dedicata alla scultura, con alcuni pezzi di straordinaria bellezza: dall’espressiva testa di satiro in marmo bianco lunense del I secolo d.C. rinvenuta nel 1935 tra via Mezzaterra e piazza Trento e Trieste al busto di efebo della fine - inizio II sec. d.C. scoperto entro la muratura dei palazzetti Bovio-Da Comirano nel 1986 e copia del Narciso di Policleto.
Ad accogliere il visitatore nella sala successiva è la monumentale statua in marmo greco bianco di Esculapio, il dio della medicina. Rinvenuta nel 1974 nell’area archeologica del Duomo, risale all’inizio del II secolo d.C. Nella stessa sala è esposta anche l’ara votiva dedicata ad Anna Perenna del I sec. d.C., rinvenuta nel 1922 in Piazza Duomo durante lo scavo per le fondazioni della canonica. Vi è poi uno spazio dedicato ai tesori antichi di origine feltrina che nel corso del tempo sono stati dispersi in molte collezioni in Italia e in Europa. Attraverso una serie di prestiti importanti e temporanei sarà possibile quindi ammirare ciò che, per varie vicissitudini, è conservato in musei e collezioni molto distanti da Feltre.
La Feltria romana troverà voce grazie anche ai supporti multimediali applicati a tutti gli oggetti esposti nel museo con particolare riferimento alle antiche iscrizioni che raccontano al visitatore le strutture amministrative della città, le sue magistrature, i sacerdoti e i principali agenti di commercio che vi operavano. È una finestra sul passato da cui emergono anche nomi e fi gure: è questo il caso dell’iscrizione votiva a Gaio Firmio Rufino scolpita su una base di statua del II secolo d.C. e rinvenuta durante lo scavo delle fondazioni della nuova facciata del Duomo, di quella funeraria degli Oclatii che ci restituisce il più ampio nucleo familiare della Feltre romana, oppure della testimonianza fondamentale del 323 d.C. che ci indica la data precisa di fondazione del municipium.
Sono nomi e testimonianze che travalicano il locale e che ci consentono di ricostruire alcuni tratti salienti della storia dell’arco alpino orientale e in particolare della stretta relazione tra la montagna e la pianura.
In questo senso sarà fondamentale la sala dedicata alla pietra in dialogo in cui un’iscrizione feltrina sarà messa a confronto con una proveniente da altre collezioni museali; grazie all’utilizzo delle risorse multimediali saranno analizzati e raccontati in maniera dinamica i temi che emergeranno dalle iscrizioni in oggetto e che ci racconteranno di volta in volta di tematiche geopolitiche, religiose, amministrative e militari che riguardano la sfera globale della romanità, ma che troveranno a Feltria un’applicazione in chiave locale.